La vita di Ai Weiwei si snoda principalmente attraverso due parole chiave, “arte e dissidenza” le quali sintetizzano perfettamente le produzioni dall’artista e attivista cinese nato a Beijing nel 1957 da un noto poeta vittima delle persecuzioni maoiste durante la Rivoluzione Culturale.
Questo clima d’ingiustizia, vissuto dapprima come figlio e in seguito come uomo, fu la principale causa scatenante della tensione che lo portò all’attivismo politico che nel percorso di Ai Weiwei coinciderà sempre con quello artistico.
In quasi tutte le sue opere Ai Weiwei evidenzia come il capitalismo e il consumismo in Cina stiano progressivamente cancellando l’eredità culturale e artistica della nazione.
Nell’opera Coca Cola Vase, della serie Han Dinasty Urn with Coca Cola Logo (1995) l’artista “decora” un antico recipiente della dinastia Han con uno dei simboli più conosciuti del mondo odierno. “Avevo voglia di renderlo più attuale”, spiegherà in un secondo momento.
Secondo lo storico russo Medvedev, il dissidente non è semplicemente colui che la pensa diversamente, bensì si tratta di colui che esprime esplicitamente il suo dissenso e lo manifesta ai suoi concittadini e allo Stato.
Questo Weiwei lo sa bene e il suo gesto dimostra esplicitamente come la produzione di massa abbia consumato la Cina e come l’arte sia diventata un'economia di mercato controllata dallo stato.
Il primo impatto con l’opera non è certo semplice, dipingere un'urna dal valore inestimabile è da folli, un atto vandalico da perseguire penalmente.
Ma se mettessimo da parte solo per un attimo l’oggetto in sé e ci concentrassimo di più sul significato che esso porta al suo interno ci si aprirebbe un mondo davanti.
Improvvisamente un gesto apparentemente folle si trasforma in opera di risemantizzazione di un oggetto di valore (semioticamente inteso).
I principi del ready-made, dell’opera “già pronta”, hanno messo in crisi profonda i valori e le premesse vigenti nel mondo dell’arte: l’abilità manuale, la rappresentazione, lo statuto dell’autore, l’originalità e l’unicità.
L’operazione concettuale di Ai Wewei però, non va pertanto vista isolata dall’universo globale di Marcel Duchamp, ma va letta nel contesto generale di rimandi verbali, all’interno di una rete di allusioni, di associazioni tra vari significati e di analogie di senso.
Non c'è dubbio che Ai Weiwei sia stato profondamente influenzato da Duchamp e dai suoi "ready made" che hanno simultaneamente spinto i confini del mondo dell'arte e sfidato le convenzioni su ciò che è l'arte, che è esattamente ciò che Ai intende fare attraverso questo lavoro.
Attraverso la sua opera non si sta quindi privando l'urna del suo valore, ma piuttosto se ne sta inscrivendo uno nuovo, quello della cultura opposta alla dittatura.
Emanuele Averna laureato in Comunicazione per le Culture e le Arti presso l’Università degli Studi di Palermo, attualmente sta conseguendo una Laurea Magistrale in Marketing e Pubblicità. Da sempre affascinato dal mondo della fotografia e dell’arte, lavora come freelance nel mondo della comunicazione e ha collaborato con alcune redazioni tra cui Balarm a Palermo. A marzo 2018 è autore di “Substantia”, progetto fotografico ideato e realizzato con la collaborazione di Alberto Tudisca, una critica sullo stereotipo della donna manichino nel mondo della pubblicità.
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