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Colleziono pezzi di mondo


La natura ci insegna che non esiste una cosa uguale ad un’altra, tra le tante meraviglie ci regala microcosmi ovunque noi possiamo volgere lo sguardo, e questi sono più o meno piccoli, maneggevoli ma tanto antichi da poter leggere sulla loro superficie la storia, o se non altro una porzione di essa, la loro versione.

Se l’animale uomo non può fare a meno né dell’arte né della natura, che dell’arte è la linfa, è perché in fondo queste dimensioni duali ed univoche possiedono un codice genetico comune che affonda le radici in quel sostanziale elemento che è la sorpresa, quel piacere sottile che deriva dalla scoperta di una creazione in grado di stupirci, tenendoci sospesi per un istante, un frammento.

La materia organica di cui è composta la roccia, qualsiasi sia la sua provenienza, formazione, è la traccia di un’eterna energia solida, viva e nuda.

Hirotoshi Ito

Ed è proprio questo che mi ha sempre attratta delle pietre. Fin da piccola quando andavo al mare o in passeggiate immersive nei boschi o in riva ai fiumi, trascorrevo le ore ad osservarle; le sceglievo con cura, le prendevo in mano, girandole e rigirandole per cercare di scrutarne ogni venatura o macchia, per sentire al tatto i particolari calcarei di questi minerali. Ai miei occhi erano piccoli gioielli che scoprivo cambiare continuamente... da asciutti a bagnati, sotto i riflessi del sole brillavano di più o di meno, e l’impressione al tatto della loro consistenza ruvida o liscia, se levigata dalle acque e dal tempo, mi provocava sensazioni contrastanti, tanto da affezionarmi ad alcuni pezzi. Portavo con me quegli oggetti preziosi tutti diversi, per temperatura, colore e forma ritrovandomi a tornare a casa con le tasche scroscianti piene di un tesoro inestimabile. Ancora oggi le raccolgo e le colleziono, specie quelle che sembrano altre cose.

Colleziono pezzi di mondo.

Dokuza-tei progettato da Shigemori Murei nel 1961

Hirotoshi Ito cerca di enfatizzare le forme naturali, i colori e la bellezza di queste pietre senza snaturarne le loro forme originali; questo è un aspetto molto antico ed importante nella cultura giapponese. Il che comporta la creazione di nuovi valori prendendo qualcosa, con un certo significato in un contesto, collocandolo in un contesto diverso. La sublimazione di questo aspetto è riconoscibile nel Karesansui, o giardino secco, composto da ghiaia rastrellata che assomiglia all'acqua che scorre.

Hirotoshi Ito, Stone purse

Sebbene Hirotoshi Ito sente che tali antichi concetti giapponesi sono profondamente radicati nel suo DNA. Lo scultore, nato nel 1964, vive e lavora nella città di Matsumoto, nell’area del Nagano, una regione circondata da possenti montagne attraversate da corsi d’acqua; iniziando a raccogliere le piccole rocce con cui lavora, avvia, negli anni ’80, un progetto di promozione della tradizione artigianale della città di Matsumoto e dell’area giungendo a fondare un festival annuale d’artigianato.


Scoprire Hirotoshi Ito e le sue opere è stato “confortante” in quanto testimonianza di come sia possibile da ogni singolare pezzo di mondo, apparentemente inanimato ma in continuo mutamento, seppur semplice e freddo nella sua fattura, far nascere un progetto, un’idea artistica diversa.



Hirotoshi Ito, laughing stones

Ogni sasso è differente da ogni altro, possa esso essere scagliato come un’arma, immaginato come un giocattolo o usato come base per una costruzione... lo troviamo lì sul nostro cammino, pronto a farci inciampare o disponibile ad essere colto.


L'uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli.

PROVERBIO CINESE




Appassionata d’arte e natura, Erika Cipolla ha conseguito la laurea triennale presso il DAMS di Roma Tre in Organizzazione eventi culturali e la magistrale in Teatro, cinema e spettacolo multimediale presso l’Università di Palermo. E’ un’aspirante attrice siciliana col sogno di istituire nella sua splendida cittadina, Milazzo, un festival multidisciplinare.




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