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Sarah Lucas: l’umorismo corporeo è arte.


Se si pensa a follia, stravaganza e femminilità non si può fare a meno di pensare a Sarah Lucas (1962) uno dei maggiori esponenti dell’YBA acronimo di Young British Artist: una generazione di giovani artisti inglesi emersa negli anni ’90 sotto l’ala di Charles Saatchi.


Il gusto di questa artista per scelte estremamente dirette e volutamente volgari pongono sin da subito il suo lavoro in un’autonoma e originale area di riflessione e commento sulla società contemporanea. I richiami ai temi della sessualità e del genere, uniti a interventi minimali sugli oggetti, hanno scatenato un acceso dibattito nel mondo dell’arte contemporanea e l’hanno portata al successo.

La Lucas è una sorta di “saccheggiatrice della cultura mainstream”. Attraverso la sua opera l’artista agisce - o per meglio dire reagisce - come uno specchio in grado di assorbire e riflettere quel vasto insieme di comportamenti sessisti, brutalizzanti e misogini che hanno vasta diffusione e un grande ruolo nella cultura (e sub-cultura) di ogni giorno.


Dalla fine degli anni ’80, Sarah Lucas ha trasformato oggetti trovati e materiali quotidiani - come mobili, verdure, calze, sigarette - in conflittuali e assurdi quadri che con audacia sfidano le norme sociali.

Sarah Lucas, Au Naturel, 1997

Alla scandalosa mostra Sensation curata da Charles Saatchi alla Royal Academy of Arts di Londra nel 1997, Au Naturel è una delle opere più apprezzate dalla critica. In questo pezzo un materasso malconcio e macchiato (simbolo di sonno, malattia, morte e sesso) si trova semplicemente poggiato sul pavimento e curvato leggermente a contatto con la parete verticale. Sulla superficie trapuntata del materasso vengono inseriti oggetti (un secchio, due meloni, due arance e un cetriolo, meloni e cetriolo) che rimandano ai genitali di entrambi i sessi. È una composizione umoristica che non esalta le gioie della passione ma le tratta come un fatto ordinario.


Come già detto, il corpus del lavoro della Lucas è sfacciatamente umoristico e questo atteggiamento la porta a servirsi di elementi comuni e spesso considerati degradanti. Questa tendenza si manifesta quindi anche in versione “servizi igienici”.


Sarah Lucas, Nature abhors a vacuum , 1998.

Parte di una più grande installazione di gabinetti, Nature Abhors a Vacuum (La Natura Odia il Vuoto) è uno degli esempi del suo interesse per l’umorismo corporeo e il tabù: un accumulo di sigarette diventa un water. Di sicuro è uno strano connubio che associa l’escrezione alla fissazione orale del fumo.

Sarah Lucas, Is suicide genetic?, 1996

Realizzare una toilette per lo spazio pubblico di una galleria è una mossa tipica della Lucas che richiama il famigerato orinatoio di Duchamp. Nature Abhors a Vacuum non è l’unica opera che ruota intorno all’abisso oscuro dei water; in Is Suicide Genetic? (1996) l’artista scarabocchia queste terrificanti parole intorno al bordo sporco del water con una vernice marrone.

Per concludere con le parole della Lucas: i bagni possiedono quel “fascino oscuro” che ci rende consapevoli della nostra cruda umanità.


Per concludere con le parole della Lucas: i bagni possiedono quel “fascino oscuro” che ci rende consapevoli della nostra cruda umanità.



di Antonio D'agostino



Antonino D’Agostino è un artista siciliano formatosi in pittura presso l’Accademia di belle Arti di Palermo.

La passione per l’arte deriva dalla presa di coscienza, si da bambino, della sua capacità di porre riflessioni sulle emergenze sociali. Partecipa a esposizioni organizzate da Amnesty International e espone nella sua città natale presso Museo dell’acqua- Stagnone di Belmonte Mezzagno presentato opere che riflettono sulle condizioni di degrado dei clochard e l’indifferenza della società nei confronti di quest’ultimi. Nel 2015 alla I Biennale Internazionale di arte e culture di Roma Romart espone l’opera “Selfie”.

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